Sicurezza

Oggi purtroppo, assistiamo ancora ad incidenti spesso mortali causati da avvelenamento da monossido di carbonio infatti, la pericolosità degli impianti a gas nel settore domestico, non è che in minima parte dovuta alla infiammabilità del gas combustibile, quanto alla formazione di ossido di carbonio (CO) e in particolare della sua accidentale fuga e ristagno nei locali abitati. L’ossido di carbonio è un gas assolutamente inodore ed è quindi estremamente inavvertibile e conseguentemente subdolo proprio quando è frammisto ad altri gas, come appunto quelli prodotti dalla combustione. Soggetti che hanno avuto perdita di coscienza prolungate dopo esposizioni all’ossido di carbonio possono subire lesioni di carattere permanente: frequentemente si tratta di lesioni del sistema nervoso, che possono anche interessare l’apparato cardiovascolare o di altri organi. La più comune conseguenza dell’avvelenamento da ossido di carbonio è la sindrome basale gangliare per danno al tessuto encefalico da anossiemia (deficienza nell’organismo di ossigeno respiratorio).

Da un punto di vista chimico, nella reazione di combustione, la formazione dell’ossido di carbonio avviene perché trae origine da combustioni che avvengono in modo incompleto, ossia in difetto di ossigeno. Le cause fondamentali riguardano principalmente due fattori: apertura di ventilazione assente o sottodimensionata (il dimensionamento dell’apertura di ventilazione il cui scopo è quello di consentire l’afflusso del corretto quantitativo d’aria comburente, deve essere correttamente eseguito). ostruzione sul sistema di scarico dei prodotti della combustione.

Soluzioni

La mancata espulsione dei prodotti della combustione, sia per ostruzione che per errato dimensionamento del sistema di scarico, può causare difficoltà nell’afflusso dell’aria comburente. In particolare, è di fondamentale importanza soffermarsi sul sistema di evacuazione dei prodotti della combustione, sottolineando che in qualsiasi condizione (tranne che per brevissimi periodi di transitorio) non dovrà manifestarsi alcun fenomeno di ritorno fumi in ambiente (rigurgito); perché ciò non avvenga, come già puntualizzato, le caratteristiche del sistema (aperture di ventilazione, apparecchio, camino o canna fumaria ) dovranno essere tali da consentire, nel caso di tiraggio naturale la formazione di una adeguata depressione all’interno del canale da fumo e del camino/canna fumaria, nel caso di tiraggio forzato una adeguata depressione nel camino/canna fumaria. Risulta quindi sostanziale operare con estremo rigore in tutti gli interventi nell’impianto termico anche quelli che apparentemente possono apparire ordinari; indipendentemente dalla natura dell’intervento, il controllo dell’idoneità delle aperture di ventilazione e del sistema di scarico dei prodotti della combustione, deve essere sempre eseguito.

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